
EX CHALYBIS

Ai fini di render meglio comprensibile il percorso tecnico di cui ci occupiamo in questa nostra pubblicazione, ci pregiamo di presentare un’opera che in sé racchiude già nel nome le possibilità espressive eseguibili in tale procedimento. L’idea di fondere come emblema del nostro procedimento un angelo dell’acciaio è nata da una duplice considerazione. Anzitutto iconografica e poi storica. Essa racchiude in sé le migliorie apportate nel corso di tre anni di esperimenti su fusioni di piccolo formato ed infine confluiti nei ben trentaquattro elementi che compongono la nostra opera. Si badi che, purtroppo, la figura non è stata fusa in un sol pezzo, a causa della povertà –ahimè- di mezzi e al pionieristico impiego di materiali e strumenti che nulla hanno a che fare con altre tecniche fusorie, di cui non si poteva prevedere l’esito. Occorreva sperimentare. Il tempo e la perseveranza ci hanno premiato.
Il soggetto nasce da un piccolo bozzetto che tenevo in bottega, composto d’argilla, fra i tanti che negli studi degli scultori riposano su polverosi scaffali in attesa di essere impiegati per un’idea più grande oppure semplicemente di essere ricordati da chi li ha creati. Un’armatura tecnologica, avveniristica, e una coda uncinata, sono caratteri peculiari dello Sterminatore apocalittico, l’Apollion, l’angelo inviato con la chiave a dischiudere il pozzo dell’Abisso. Dal viso dolce e gentile come un angelo barocco, ma armato di spada, era perfetto per il nome che avrebbe portato: Chalybs, l’acciaio, figlio dei Calibi il loro retaggio, anticamente usato per forgiare armi invincibili, fra cui la leggendaria Exchalybur, fatta appunto ex Chalybis, ossia dai Calibi. La fantasia, eccitata, ha creato il resto.
